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security operation centre (SOC)
DATA
14 Aprile 2025
#SOLUZIONI
Infrastruttura IT, Cybersecurity

SOC: quando backup e disaster recovery, da soli, non bastano più

Per anni abbiamo vissuto con l’idea che un buon piano di backup e una strategia di disaster recovery fossero sufficienti a proteggerci da qualsiasi imprevisto. Ma il panorama delle minacce informatiche è cambiato, e con esso devono cambiare anche le nostre difese.

Il rischio silenzioso degli attacchi persistenti

Da tempo, i cybercriminali non cercano solo l’accesso immediato ai dati: mirano alla persistenza. Pensate al caso di Yahoo. Restano nascosti nei sistemi per settimane, a volte mesi, aspettando il momento giusto per colpire. A volte il momento giusto è quando finalmente arrivano a sapere abbastanza di te per chiederti un riscatto che non ti faccia crollare, ma ti tenga in vita per poterti spremere ancora in futuro. In questo lasso di tempo, possono compromettere anche i backup stessi. Se la retention è troppo breve, potremmo scoprire che tutti i nostri backup contengono già versioni alterate o infette dei dati.

E allora? Un SOC – un Security Operation Center – può fare la differenza.

Cos’è (davvero) un SOC

Un SOC è un centro operativo che monitora costantemente la sicurezza dell’infrastruttura IT. Non si limita a registrare eventi: li analizza in tempo reale, li correla, li confronta con modelli di attacco noti e comportamenti sospetti. È l’occhio sempre vigile che permette di scoprire ciò che spesso sfugge: attività malevole mascherate da operazioni legittime.

Pensiamo ad esempio a:

  • una escalation di privilegi non autorizzata;
  • un attacco brute force contro un server RDP;
  • o un’attività apparentemente innocua come un upload massivo di dati verso l’esterno da parte di un utente autorizzato.

Senza un sistema che adotti il principio dello Zero Trust – ovvero che nulla è considerato sicuro per definizione, nemmeno all’interno del perimetro aziendale – rischiamo di non accorgerci di nulla.

Monitorare tutto? Non necessariamente.

Un SOC può essere configurato per monitorare tutta l’infrastruttura, fino all’ultimo endpoint. Ma non sempre è necessario partire da lì. Un approccio sostenibile ed efficace consiste nel focalizzarsi sugli asset più critici:

  • Domain Controller
  • Database Server
  • Application Server
  • Firewall

Concentrando il monitoraggio su questi nodi strategici, possiamo ottenere una visibilità profonda e tempestiva su ogni tentativo di compromissione.

Come funziona una soluzione avanzata di monitoring

La piattaforma di cui ci avvaliamo in Noratech si basa su un motore di raccolta e analisi continua dei log e degli eventi di sistema. Questo motore:

  1. Acquisisce i dati da fonti eterogenee (sistemi operativi, applicazioni, firewall, AD, ecc.)
  2. Li normalizza e correla, ricostruendo sequenze di eventi sospette anche su più dispositivi
  3. Applica regole comportamentali e di detection avanzata, basate su indicatori di compromissione e tecniche di attacco note (MITRE ATT&CK, ad esempio)
  4. Genera alert contestualizzati, che indicano non solo che “qualcosa è successo”, ma anche quanto è grave, dove, e cosa fare subito
  5. Fornisce dashboard e report chiari, che permettono sia ai tecnici che al management di avere una fotografia sempre aggiornata dello stato della sicurezza aziendale

Un investimento per la resilienza

Integrare una piattaforma SOC nella propria infrastruttura significa passare da una logica reattiva a una proattiva. Non si tratta solo di proteggere i dati: si tratta di garantire la continuità operativa, la compliance normativa e la fiducia dei clienti.

Nel mondo attuale, dove gli attacchi non si limitano più a “bussare alla porta”, ma entrano in silenzio e si nascondono a lungo, sapere cosa accade dentro la propria rete è l’unico vero backup di cui possiamo fidarci.

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