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la protezione delle risorse digitali è una priorità per la sicurezza informatica delle PMI
DATA
7 Luglio 2025
#SOLUZIONI
Infrastruttura IT, Cybersecurity

Proteggere le risorse digitali: priorità per la sicurezza informatica delle PMI

Nel 2025 la sicurezza informatica non è più un’opzione per le aziende italiane, in particolare per le piccole e medie imprese. O almeno non dovrebbe esserlo. Le minacce digitali sono cresciute in frequenza, complessità e impatto, colpendo sistemi sempre più interconnessi e dipendenti da infrastrutture digitali. Proteggere le risorse digitali in modo olistico significa oggi passare da un approccio reattivo e frammentato a una strategia completa che coinvolge persone, processi e tecnologie.

Sicurezza informatica: il Cyber Index PMI 2024

Secondo il Cyber Index PMI 2024, realizzato da Confindustria con il supporto dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), solo il 15% delle aziende italiane ha attivato un piano strategico di sicurezza informatica. La media nazionale di maturità cyber si ferma a 52 su 100, evidenziando una vulnerabilità strutturale che espone le imprese a danni economici, reputazionali e operativi[1].

In parallelo, il mercato italiano della cybersecurity ha raggiunto nel 2025 un valore di circa 3,6 miliardi di euro, con una crescita annua del 9–10% secondo Data Insights Market. Tuttavia, solo il 36% delle PMI dichiara di aver investito in nuove tecnologie, e appena l’11% ha integrato soluzioni basate su intelligenza artificiale[2].

Un cambio culturale per proteggere le risorse digitali

Il panorama delle minacce si è evoluto: phishing sofisticati, ransomware con doppia estorsione, attacchi basati su deepfake vocali e campagne mirate ai fornitori rendono necessario adottare modelli Zero Trust e strumenti avanzati come EDR (Endpoint Detection and Response), IAM (Identity and Access Management), e sistemi di rilevazione comportamentale alimentati da intelligenza artificiale[3].

La componente umana rimane il punto debole: secondo Verizon, il 68% delle violazioni globali coinvolge errori umani o tecniche di ingegneria sociale. Serve un cambio culturale che vada oltre l’adozione di firewall e antivirus, puntando su formazione continua, simulazioni di attacco, aggiornamento delle policy di autenticazione (come l’MFA) e coinvolgimento diretto del personale[4].

Infine, una governance cyber efficace implica responsabilità precise e investimenti adeguati: molte PMI italiane non hanno ancora un referente interno o esterno con ruolo di CISO o security manager, e la sicurezza è spesso gestita a posteriori, dopo incidenti o richieste normative. Il vademecum realizzato da Cyber 4.0 con ENISA e ACN offre alle PMI linee guida pratiche e concrete per iniziare un percorso strutturato.

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Fonti

[1] https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/sicurezza-informatica-la-sfida-ancora-irrisolta-delle-pmi/

[2] https://www.cybersecurity360.it/news/cyber-security-nelle-pmi-nel-2025-navigano-ancora-a-vista-servono-piu-investimenti/ e https://www.datainsightsmarket.com/reports/italy-cybersecurity-market-13009

[3] https://blog.gmgnet.com/cyber-security/cyber-security-2025-trend/

[4] https://www.verizon.com/business/resources/reports/dbir/

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